Poesia

Irina Cuda scrive poesie dall’età di cinque anni e dal 1993 partecipa a concorsi nazionali ed internazionali, nonchè a numerose pubblicazioni antologiche su territorio nazionale.

Poetica

La poesia per Irina Cuda rappresenta ciò che è insito nell’animo. Essa è ritenuta “preziosa” dalla poetessa e poco immediata nella comprensione. Da qui, la convinzione che la poesia può essere letta da tutti ma non è per tutti. E’ attraverso il percorso di studi letterari che Cuda ha individuato e cercato per sé uno stile che si avvicinasse alla matrice ermetica. Ogni verso, breve e ricco di tensione, percepibile dalla lettura stessa risulta come una caduta in un abisso di sensazioni che penetrano il lettore e che portano così alla luce i segreti che ciascuno ignora o nasconde dentro di sé. Spesso infatti l’autrice, non spiega le opere perché ciascuno catturi le sensazioni personali attraverso la lettura delle poesie. Intenso è l’uso dei verbi, che sono usati con veemenza a rendere la dinamicità espressiva. La rima è libera e viene accentuata spesso la musicalità del verso nella lettura. Seguendo le inclinazioni dell’età, la poesia di Irina Cuda conosce diverse tematiche. E’ inizialmente prevalente (dal 1987 al 1990) il tema della Natura, in versi acerbi che lasciano già trapelare la sensibilità alla descrizione di particolari che spesso sfuggono all’occhio distratto. Il periodo dal 1991 al 1993 vede abbandonare completamente il tema della natura per lasciare spazio al viaggio, questo periodo nella poetica di Irina Cuda viene denominato Maritimi Cursus. L’adolescente scrittrice identifica la crescita come un viaggio e già trapelano tratti distintivi dell’ermetismo. Eden invece è chiamato il periodo tra il 1994 e il 1996 in cui è spiccato il contrasto tra natura e uomo e in cui il tema principale si concentra sui rapporti interpersonali e in cui spesso trapela senso di solitudine caratteristico dell’età moderna in cui l’uomo se pure in mezzo alla folla ha la percezione della solitudine. E’ la sensazione di essere in un Eden in cui c’è tutto ma in cui ci si sente l’unico uomo.

Versi che ripropongono la dimensione dei luoghi dove l’ispirazione del poeta riesce a liberarsi, quelli di Irina Cuda, versi che segnano l’habitat geografico e spirituale che fermano le voci, le luci, che evocano memorie lontane ed identità vissute, emozioni infinite anche quando esse trattino di Eugenio Montale, che vengono riproposte e sono magicamente viventi nell’indicibile malinconia di chi vive queste preziose esperienze. Dunque poesia intima, sussurrata dall’anima, nel tentativo di comunicazione con il lettore, mentre lo stile ha il gusto della parola eletta nelle metafore e nelle immagini che vengono poste nella giusta dose, con sottile linea lirica, liberandone gli aspetti più intimi e creativi che costituiscono vera e propria poesia. [1]

Dal 1997 al 2001 è il periodo chiamato Pulvis, in cui la poesia diventa più introspettiva, in cui la metafora fa da padrona allo schema letterario, in cui le parole dilatano le sensazioni e in cui l’abbandono al verso diventa liberatorio. Dal 2002 la poetica di Irina Cuda entra prepotentemente nell’Ermetismo. E’ caratterizzata dall’uso forte del verbo in particolar modo del gerundio. Viene accorciato il verso e spesso attraverso lo studio sintattico della poesia viene espresso un significato intrinseco. Significativo esempio, in alcune poesie, è l’omissione delle congiunzioni a rappresentare come lasintassi possa esprimere assieme alla poesia un aspetto di una delle condizioni umane quale, in tal caso, la mancanza di relazioni e la solitudine. Esse infatti, assieme ad altre, costituiscono le paure dell’uomo, paure che possono essere ritrovate in questo tipo di poetica. La scrittura del verso, volutamente complessa e di difficile interpretazione, essenziale. La musicalità dei versi è altra espressione delle sensazioni che in essa sono celate.

In una notte – un suicidio in versi

Questa è la silloge della rinascita e del cambiamento. Come la notte è il ponte tra ieri e oggi così il suicidio è il ponte tra il passato e il presente. Pubblicata in proprio nel febbraio del 2003 è la rappresentazione letteraria di un forte cambiamento nella vita privata della poetessa. Inoltre, sarà la prima e unica volta in cui, le poesie assumeranno un significato che viene spiegato in questo modo dalla scrittrice: “Il suicidio rappresenta prima di tutto il cambiamento dell’artista, il passaggio da uno stato di malessere ad un presente che aveva sempre sognato e quindi il suicidio è liberazione. Ma il suicidio è anche l’espressione del cambiamento dell’arte. Un’arte che si adegua, che abbandona se stessa, si lascia sgretolare abbandonando versi, rime, metrica per essere libera. Il suicidio è la morte lenta e disperata dei valori che non resistono all’orrore della guerra, al desiderio di potere, alla rabbia, alla superbia. E’ l’annientamento dell’individuo, una straziante sofferenza che lo porta a consumarsi e a lottare ogni giorno in un teatro dove non importa chi sei ma a quale gruppo appartieni. E dopo aver lottato affinché l’individuo muoia ci si dimentica che stiamo ancora respirando e ci si abbandona al grande fiume degli automi, mangiando e bevendo le nostre preoccupazioni, i nostri pensieri e la nostra ansia. Dimenticandoci di fermarsi a osservare un fiore che sbuca con prepotenza dal cemento mentre ci sta chiamando. Possiamo sempre cambiare e per cambiare bisogna osservare senza farsi domande, senza darsi risposte. In noi c’è l’Universo e questo universo si rinnova perché in ogni istante il suicidio di “qualcosa” lascia spazio a “qualcos’altro”.

La silloge è introdotta dalla poesia “Verso sera” che descrive il tramonto, il primo suicidio del Sole per far morire il giorno appena trascorso e farlo rinnovare attraverso la notte. Abbandonare il passato è dura così come è straziante per il Sole lasciare posto alla Luna. Tanto che anche l’aria risente di questa intensa battaglia. Alla vittoria della Luna, ogni poeta è felice perché schiavo di cotanta bellezza ma nello stesso tempo è triste perché quello che è stato non c’è più e quello che verrà non è dato sapere.
“Fra la folla”, dà l’immagine dell’uomo che a fatica attraversa il mare di gente che ogni giorno lo circonda. Suo malgrado sorride, sa che pochi si accorgeranno che quello è un sorriso triste. Allora si lascia accompagnare dal vento sempre più leggero.
“Scogli” mostra l’uomo che pensa, che riflette sulla sua vita, che si abbandona ai propri sentimenti lasciandosi abbracciare dalla natura. Piove, si rende conto che lasciarsi accarezzare dalle gocce potrebbe alienarlo da quello stato di insoddisfazione ma gli fa solo capire che deve arrendersi prima a se stesso.
“Con la mia ultima lacrima”, avviene l’analisi. L’uomo guarda dentro se stesso e si ascolta. Capisce che la Morte può liberarlo. Una Morte che non è la morte fisica, ma il cambiamento o meglio ancora la forza, l’impulso a lasciare il passato al passato e ricominciare vivendo il presente. Alle prime luci dell’alba l’uomo si sente investito di un potere nuovo, mentre scopre la lama tagliente di quel raggio di sole pronta ad uccidere il suo passato.
Suicide” rappresenta la morte spontanea delle afflizioni mentali, dei concetti, del passato. E’ la morte in grado di liberare l’individuo.
In “Profondo”, l’uomo, il poeta, si guarda attorno tenendo fra le mani la sua poesia che è la sua vita. Sa che non sarà mai del tutto felice ma ora sa come fare a sorridere e sa chi lo consolerà. Con consapevolezza seppellisce il suo passato sotto la sabbia, come un prezioso reperto archeologico, affinché un giorno possa essere riscoperto, forte della propria vittoria. Ora l’uomo è libero nel desiderio, nel cuore, nella mente e nella realtà, pronto a ricominciare.”

Opere

Oltre ad essere presente in alcuni Dizionari di autori moderni del 900 i suoi lavori prendono parte a numerose pubblicazioni antologiche quali le antologie:

  • “Schegge di Poesie (e di narrativa)” [2] in cui pubblica le poesie “Sola”, “Il manto che ci divide”, “Eroi del volante”, “Sogno”;
  • “Realtà e Poesia” in cui pubblica “Estate e Pentimento” [3];
  • “Latinitas” in cui pubblica “Essenza”, “Scogli” , “To the moon” [4];
  • “Alfa & Omega” in cui pubblica “Le ali del pensiero”, “Nel vento”, “Nell’intimo” [5];
  • “Minerva” in cui pubblica “Screem”, “Corso”, “Fra la folla” , “A mia madre Anna” [6];
  • “Liguria, Montale” [7];
  • “Poeti d’Oggi” [8] viene pubblicata “Scoglio ligure” e la poesia “Solare”. [9]

Nel 1999 pubblica in proprio la silloge “Umanamente semplice”.

Nel 2003 pubblica in proprio la silloge “In una notte (un suicidio in versi)”, nell’opera “niente rivela l’età anagrafica dell’autrice, nonostante il fervore scabro e rovente dei componimenti. C., infatti, propone una visione emozionale delle percezioni che non affonda radici in pieghe letterariamente già vissute o abusate: personale e autentica, la parola è per lei una raggiera semantica vivida, a tratti violenta, guidata dalla pulsione comunicativa che risulta diretta e insieme mediata da un luminoso istinto unito a un’evidente e buona gestione del codice poetico.”[10]
E’ inclusa nell’”Atlante letterario 2000” [11], nel “Dizionario ragionato degli scrittori italiani del ‘900” [12] e nel “Dizionario degli autori italiani del secondo novecento”. [13]

 Premi letterari

  • Nel 1996 al Premio “Poesie d’Italia” di Latina, con la poesia “T’osservo”, si classifica seconda e al “Trofeo Letterario Biellese Orso di Biella”, con la poesia “Ti ascolto” si classifica quarta.
  • Nel 1997 concorre al premio “Liguria, Montale” di Sestri Levante con la poesia “Nell’intimo” conseguendo il Primo Premio Assoluto con la seguente motivazione della Commissione esaminatrice:
« Nell’intimo del suo animo si sente partecipe del tipo di dolore che ha tormentato la vita del poeta (Eugenio Montale). La concorrente lo dichiara all’artista, in una poesia densa di spiccata forza espressiva, sotto forma di lettera i cui versi risultano misurati e privi di retorica. »
  • Nel 2000 con la poesia “Profondo” si classifica seconda nella Sezione Giovani al Premio Editoriale “Leopardi 2000” indetto dal Centro Studi P.A.N.I.S. [14] con la seguente motivazione:
« I quattordici versi brevi, compatti, concentrati, caratterizzati da un allusivo ermetismo, rivelano doti espressive e spiccato senso del ritmo; l’uso costante del futuro dà un senso vivido e nervoso all’insieme, che pare esprimere, con intento metapoetico, la sofferenza nata ed insieme sconfitta ed esorcizzata dalla creazione lirica. »
  • Nel 1999 diventa socia del Club degli Autori [15] in qualità di “Poeta” e nello stesso anno la poesia “Scoglio ligure” viene recitata dalla voce di Mario Forella nella serata dal titolo “Poesia sotto le stelle – La Terra dei Padri della Lirica dei Poeti Maggiori e Minori del 900” organizzata dal Centro Culturale “Maestrale” [16] e dal Comune di Sestri Levante.

Note

  1. ^ Dizionario degli autori italiani del secondo novecento, Edizioni Helicon.
  2. ^ Schegge di Poesie (e di narrativa), anno di pubblicazione 1996, edite da Cronache Italiane (Salerno).
  3. ^ Realtà e Poesia, anno di pubblicazione 1997, edito da Cronache Italiane (Salerno).
  4. ^ Latinitas, anno di pubblicazione 1998, edito da Cronache Italiane (Salerno).
  5. ^ Alfa & Omega, anno di pubblicazione 1999, edito da Cronache Italiane (Salerno).
  6. ^ Alfa & Omega, anno di pubblicazione 2000, edito da Cronache Italiane (Salerno).
  7. ^ Nell’intimo, Edizioni Tigullio-Bacherontius, 1997.
  8. ^ Orione Edizioni, 1999.
  9. ^ Quest’ultima poesia nell’edizione del 2000 della stessa antologia.
  10. ^ Rodolfo Tommasi, “Dizionario ragionato degli scrittori italiani del ‘900”.
  11. ^ IV Edizione della Libreria Padovana Editrice (Padova).
  12. ^ Dizionario ragionato degli scrittori italiani del ‘900, Edizioni Helicon. Sito di riferimento.
  13. ^ Dizionario degli autori italiani del secondo novecento, Edizioni Helicon. Sito di riferimento.
  14. ^ Sito ufficiale Centro Studi P.A.N.I.S. (Torino)
  15. ^ Sito web del riferimento
  16. ^ Centro Culturale “Maestrale”

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